IL DISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO E LA TERAPIA E.M.D.R. AI TEMPI DEL COVID-19

Innanzitutto, che cos’è l’E.M.D.R.?

La sigla E.M.D.R. sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ovvero Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari.

L’E.M.D.R. è un metodo psicoterapico strutturato per il trattamento di disturbi legati ad eventi traumatici, nonché ad esperienze emotivamente stressanti.

Insieme alla Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul trauma, l’E.M.D.R. è il trattamento elettivo per il Disturbo da Stress Post Traumatico (P.T.S.D.), approvato fra gli altri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute. La sua efficacia nel il trattamento del P.T.S.D., nonché di disturbi legati a traumi di minore entità, è dimostrata in numerosi studi.

L’E.M.D.R. si basa sul Modello dell’Elaborazione Adattiva dell’Informazione, secondo cui gli esseri umani avrebbero un sistema di elaborazione dell’informazione fisiologicamente orientato alla salute e all’autoguarigione.

Durante un evento traumatico, le risposte biochimiche da esso elicitate bloccherebbero il sistema innato di elaborazione dell’informazione, lasciando in una stasi neurobiologica le informazioni collegate al trauma.

A causa del loro impatto emotivo, le esperienze traumatiche e/o altamente stressanti verrebbero dunque immagazzinate in modo disfunzionale; incapsulate in una rete neurale che non comunica con le altre, anche a distanza di anni contribuirebbero a sviluppare una serie di disturbi.

Cos’è il trauma psicologico?

Il trauma psicologico è qualcosa che interrompe il consueto modo di vivere e vedere il mondo da parte della persona che lo vive.

Sono traumi con la t minuscola le esperienze soggettivamente disturbanti ripetute nel tempo e/o subite in momenti di particolare vulnerabilità, soprattutto nell’infanzia (abbandoni, trascuratezza, ecc.).

I traumi con la T MAIUSCOLA sono invece tutti quegli eventi che comportano una minaccia oggettiva per l’integrità fisica propria o delle persone care (attacchi terroristici, aborti, disastri naturali, aggressioni, abusi, gravi incidenti, diagnosi di gravi malattie, suicidi, lutti, ecc.).

Tali ricordi contribuirebbero in seguito a sviluppare una serie di disturbi.

Nel caso di traumi con la T MAIUSCOLA la persona potrebbe ad esempio sviluppare un P.T.S.D; traumi con la t minuscola potrebbero invece essere responsabili di sensazioni di insicurezza, fobie, ossessioni e compulsioni, ansia generalizzata, attacchi di panico, depressione, disturbi dell’alimentazione, ecc.

Che tipo di trauma rappresenta l’emergenza Covid-19?

La diffusione del Covid-19 rappresenta, per l’intera popolazione, una minaccia oggettiva per l’integrità fisica propria o altrui.

Qualcuno potrebbe aver subito il contagio in prima persona (vittime di 1° tipo).

Altri potrebbero aver assistito al contagio di un proprio famigliare, con tutto ciò che ne consegue (vittime di 2° tipo).

I soccorritori ed il personale sanitario che operano sull’emergenza/urgenza diventano vittime di 3° tipo, in quanto entrano in contatto con coloro che sono stati contagiati e i loro famigliari (traumatizzazione vicaria). Tuttavia, potrebbero loro stessi divenire vittime di 1° tipo o 2° tipo.

Tutti quanti, come appartenenti ad una comunità che sta vivendo l’emergenza, siamo vittime di 4° tipo.

Le vittime di 5° tipo sono invece coloro che hanno caratteristiche pre-critiche, rispetto alle quali l’evento critico attuale fa da trigger (con possibile sviluppo di un disturbo psicologico).

Infine, il fatto che tutti noi ci potremmo contagiare ci rende vittime di 6° tipo.

Che cos’è il P.T.S.D. e come ne possiamo riconoscerne i sintomi?

Secondo il DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) la caratteristica essenziale del P.T.S.D. è lo sviluppo di sintomi tipici che seguono l’esposizione a uno o più eventi traumatici.

Il DSM-V parla di esposizione a morte reale o minaccia di morte, o grave lesione […], in diversi modi:

    • fare esperienza diretta dell’evento traumatico;
    • assistere direttamente ad un evento traumatico;
    • venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto ad un membro della famiglia o ad un amico caro;
    • fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento traumatico.

La manifestazione clinica del disturbo è variabile da persona a persona; le possibili reazioni sono di seguito elencate:

    • comparsa di ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi dell’evento;
    • sogni con contenuto collegato all’evento;
    • flashback, ovvero reazioni dissociative in cui la persona agisce come se l’evento si stesse ripresentando;
    • intensa o prolungata sofferenza psicologica/marcate reazioni fisiologiche all’esposizione a fattori scatenanti che somigliano o simboleggiano l’evento (es.: continuare a rivedere l’ambulanza ed i soccorritori che hanno portato via un famigliare, sentire il suono della sirena, ecc.);
    • evitamento persistente di stimoli interni e/o esterni associati all’evento, come ricordi, pensieri, sentimenti, persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti o situazioni (es.: non contattare il medico in caso di tosse e febbre, banalizzare per non entrare in contatto con la paura, cambiare discorso, ecc.; per il personale sanitario: procrastinare l’operatività, non voler tornare sullo scenario, pensieri sull’abbandonare la divisa che si veste, ecc.);
    • alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento;
    • incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento;
    • persistenti ed esagerate aspettative negative su di sé, gli altri o il mondo;
    • persistenti e distorti pensieri relativi a cause/conseguenze dell’evento;
    • persistente stato emotivo negativo;
    • marcata riduzione e interesse per attività significative;
    • sentimenti di distacco o estraneità verso gli altri, isolamento, chiusura;
    • persistente incapacità a provare emozioni positive;
    • marcate alterazioni dell’arousal e della reattività, ovvero comportamento irritabile, esplosioni di rabbia, comportamento spericolato o autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, problemi di concentrazione, difficoltà relative al sonno.

Nell’ambito dell’attuale emergenza Covid-19, come può essere impiegato efficacemente l’E.M.D.R.?

L’E.M.D.R. viene utilizzato come strumento di prevenzione e cura rispetto al possibile sviluppo di un P.T.S.D..

Nello specifico, risulta utile nella decompressione e nel trattamento delle reazioni peri-traumatiche e post-traumatiche, nella popolazione esposta all’evento e negli operatori sanitari impiegati nella gestione dell’evento stesso.

Negli interventi E.M.D.R. immediatamente a seguito del verificarsi di un evento potenzialmente traumatico vengono prevalentemente utilizzati il Protocollo per gli eventi recenti (Shapiro & Laub, 2008) e il Protocollo E.M.D.R. di gruppo (Jarero & Artigas, 2009).

Come funziona l’E.M.D.R.?

Mentre il paziente si concentra sul ricordo traumatico, il terapeuta fa compiere semplici movimenti oculari o procede con stimolazioni tattili alternate (tapping) destra-sinistra.

Scopo della stimolazione alternata è favorire una miglior comunicazione tra gli emisferi cerebrali, basandosi su di un processo fisiologico naturale simile a quello che avviene nel sonno R.E.M. (fase del sonno in cui si sogna).

Con l’E.M.D.R. il trauma viene rivissuto in sicurezza; il ricordo perde la sua carica emotiva, mentre il paziente cambia gradualmente la sua prospettiva cognitiva fino a raggiungere una visione più funzionale.

L’evento traumatico viene dunque ricollocato nel passato. L’esperienza traumatica, assimilata ed integrata in una prospettiva più adulta, può divenire una risorsa per l’individuo.

(Fonti: www.emdr.it; DSM-V)

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