EMERGENZA COVID-19 E STRESS

Come si manifesta lo stress?

Ricordiamo che alcune emozioni, per quanto possano sembrarci fastidiose, in certe situazioni sono normali

Un moderato livello di ansia (o paura) è normale e protettivo, poiché genera quello stress positivo che chiamiamo eustress e che ci consente di metterci al riparo da un eventuale pericolo. Senza il senso di apprensione o paura generale che in questo periodo si sta vivendo, probabilmente saremmo tutti più esposti al pericolo del contagio!

Alcuni di noi potrebbero invece invece iper-attivati. La loro paura potrebbe essere talmente intensa da divenire panico, ansia generalizzata o ipocondria.      

Altre persone, per contro, potrebbero non provare affatto paura. Questa è quella che chiamiamo ipo-attivazione. Parliamo di coloro che, soprattutto nelle fasi iniziali della diffusione del contagio, potrebbero aver visto “il nemico” come lontano e non particolarmente minaccioso. Costoro potrebbero non aver sperimentato quel livello di ansia ottimale a prevenire comportamenti di sottovalutazione e di non protezione!

Lo stress ha dei correlati fisiologici, che sono dati dalla secrezione di quelli che chiamiamo ormoni dello stress (ovvero cortisolo e adrenalina). 

Le conseguenze di uno stress intenso e persistente, si riscontrano sì sul piano psichico ma anche su quello fisico, in termini di indebolimento del sistema immunitario

Per questo motivo, è importante trovare delle strategie per far defluire l’emotività, recuperare una sensazione di controllo, ridurre il senso di impotenza e anche di isolamento.

Fondamentale è dunque trovare modo di calmare il nostro sistema nervoso. 

Riuscire a ridurre lo stress ci consente, oltre che di gestire meglio la situazione da un punto di vista psicologico, di rafforzare le nostre difese immunitarie e stimolare così il potere di autoguarigione del nostro organismo.

In sintesi: una ipo-attivazione ci espone maggiormente al pericolo mentre uno stato di eccessiva allerta o rabbia fanno indebolire le difese del nostro organismo, oltre che esporci sul piano psichico ad un maggior rischio di sviluppare un P.T.S.D. (Disturbo da Stress Post-traumatico).

Chi può essere maggiormente colpito dallo stress?

Tutti noi siamo potenziali vittime della pandemia e dunque soggetti a stress

Qualcuno potrebbe aver subito il contagio in prima persona (vittime di 1° tipo). 

Altri potrebbero aver assistito al contagio di un proprio famigliare, con tutto ciò che ne consegue (vittime di 2° tipo). 

I soccorritori ed il personale sanitario che operano sull’emergenza/urgenza diventano vittime di 3° tipo, in quanto entrano in contatto con coloro che sono stati contagiati e i loro famigliari (traumatizzazione vicaria). Al contempo, potrebbero loro stessi divenire vittime di 1° tipo o 2° tipo. 

Tutti quanti, come appartenenti ad una comunità che sta vivendo l’emergenza, siamo vittime di 4° tipo

Le vittime di 5° tipo sono invece coloro che hanno caratteristiche pre-critiche, rispetto alle quali l’evento attuale fa da trigger (con possibile sviluppo di un disturbo psicologico). 

Infine, il fatto che tutti noi ci potremmo contagiare ci rende vittime di 6° tipo.

A causare stress non è solo la paura del contagio, ma la condizione di isolamento senza precedenti ed il senso di vulnerabilità ed impotenza di fronte ad un nemico invisibile.

Lo stress nel personale sanitario, in coloro che hanno subito il contagio o che sono stati colpiti da un lutto

Gli operatori sanitari impiegati in prima linea possono aver sperimentare uno stress da sovraesposizione di richieste (appelli delle vittime, bisogni cui far fronte, ecc.) e talvolta disorientamento di fronte al caos dello scenario; alcune volte impotenza o inadeguatezza; altre ancora onnipotenza e assenza di percezione del limite; talvolta identificazione con le vittime e/o i famigliari; altre volte frustrazione e rabbia. 

A fine turno e/o al rientro a casa si possono aver provato una vasta gamma di emozioni, quali tristezza, colpa, rabbia, paura, confusione e ansia. 

Talvolta, invece, possono “non sentire” alcuna emozione

Alcuni potrebbero aver sviluppato reazioni somatiche come disturbi fisici (mal di testa, disturbi gastro intestinali, ecc.), difficoltà a distendersi e rilassarsi. 

Vi sono marcate differenze individuali nella comparsa, nella durata e nell’intensità di queste reazioni. Poiché il processo di elaborazione è soggettivo, è possibile che in alcuni compaia solo una di queste e in altri diverse contemporaneamente, in un giorno o in un arco temporale più lungo. 

Molto a rischio di reazioni da stress sono anche coloro che hanno subito il contagio e hanno vissuto pertanto situazioni di grande paura per l’incolumità fisica propria o di un proprio famigliare. 

 

Coloro che hanno perso un famigliare per Covid-19 e non lo hanno potuto assistere, oltre che non aver potuto partecipare ai riti funebri, sono più a rischio di sviluppare un lutto complicato (il processo di elaborazione del lutto inizia dai riti funebri).

Come distinguere le normali reazioni da stress da un possibile disturbo da stress post-traumatico

Come già abbiamo detto, le reazioni peri-traumatiche da stress sono normali e spesso transitorie

Sarà il tempo a dire se le manifestazioni acute dello stress saranno state normali e transitorie, oppure se si saranno tramutate in un vero e proprio P.T.S.D. (Disturbo da stress Post-traumatico).

Le reazioni più comuni, sono:

– la comparsa di immagini/pensieri intrusivi e ricorrenti di scena collegate all’evento, che subentrano contro la propria volontà; sensazioni d’ansia/paura eccessiva

– la tendenza all’evitamento di situazioni che richiamino l’evento (per i sanitari procrastinare l’operatività, non voglia di tornare sullo scenario, pensieri sull’abbandonare la divisa, ecc.); 

reazioni eccessive allo stress ordinario, perdere più facilmente la calma; 

– un aumento dell’irritabilità, con comparsa di rabbia o ira immotivata; 

– senso d’isolamento (sensazione di abbandono e solitudine, voglia di isolarsi e non parlare con nessuno, sensazione di “essere diversi”); 

confusione mentale, facilità a distrarsi, difficoltà di concentrazione e/o incapacità di prendere decisioni, alterazione della normale capacità di giudizio; 

problemi relazionali (ad esempio, difficoltà nei rapporti con colleghi, con familiari e amici);

– difficoltà nel dormire (incubi, risvegli,…) e/o difficoltà nell’alimentazione.

Cosa si può fare per ridurre lo stress?

In generale, si consiglia di:

    • non sottoporsi passivamente alla mole di informazioni che riceviamo ogni giorno
    • scegliere attivamente quando e come informarsi
    • riorganizzare al meglio la propria routine; 
    • impegnarsi in lavori di casa, attività fisica, yoga, respirazione lenta, rilassamento muscolare, pittura, giardinaggio, ecc.; 
    • trovare modi alternativi per continuare a fare quello che si faceva prima della diffusione del Covid-19;
    • alimentarsi e idratarsi correttamente
    • creare occasioni di relazione e colleganza con gli altri mediate l’ausilio delle tecnologie.

È altresì importante riconoscere i sintomi dello stress (quali fatica a dormire, fatica a concentrarsi, essere troppo attivati oppure inattivati, essere irritabili, mangiare troppo, abusare di sostanze, ecc.) e rivolgersi a dei professionisti esperti laddove i sintomi persistano e/o siano molto disturbanti

 

Per quanto riguarda i bambini, segnali di stress potrebbero essere rappresentati da:

    • paure nuove;
    • regressione a stadi precedenti (es.: se facevano la pipì nel vasino ora ritornano ad una modalità precedente);
    • rabbia immotivata;
    • incubi.

 

È importante dunque:

    • riconoscere le proprie reazioni emotive e decomprimere quanto prima il proprio livello di stress;
    • non negare i propri sentimenti ma ricordarsi che è normale e tutti possono avere delle reazioni emotive dopo un evento così devastante;
    • saper monitorare le proprie reazioni fisiche ed emotive;
    • recuperare le proprie energie fisiche e mentali;
    • osservare il proprio stato emozionale, senza giudicarsi;
    • parlare degli eventi critici;
    • tutelare il proprio equilibrio emotivo accedendo ai sistemi di supporto offerti, anche gratuiti.

In conclusione, poiché siamo ancora “dentro” all’evento traumatico, non possiamo sapere se i sintomi acuti dello stress andranno in risoluzione o si cronicizzeranno

Da un lato, dobbiamo avere fiducia nelle capacità del nostro cervello di auto- ripararsi e nella possibilità di ciascuno di noi ha di ricorrere ad una propria “scatola degli attrezzi”, mettendo in campo risorse personali per fronteggiare l’evento.

Dall’altro, se le reazioni persistono a lungo o sono molto disturbanti, è bene sapere che ci si può rivolgere ad una rete di specialisti in tutta Italia, con i quali è possibile in poche sedute lavorare in maniera mirata sulla desensibilizzazione e rielaborazione dell’evento (o degli eventi) che stanno alla base dei sintomi.

Per qualsiasi informazione ci si può rivolgere all’Associazione E.M.D.R. per l’Italia (www.emdr.it).

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